
Il buono fruttifero corrisponde ad un bene finanziario, impiegato da oltre 150 anni in Italia principalmente come base da investimento per buona parte dei cittadini, ad oggi ancora attiva, seppur in forme e differenziazioni diverse rispetto al passato. Un vecchio buono, come è stato già testimoniato può essere addirittura in grado di far guadagnare un ingente capitale. Ma come è possibile?
Buono fruttifero postale: come funziona?
I buoni fruttiferi postali esistono fin dal decennio 1870, sviluppati dal Regno d’Italia come titoli, obbigazioni legati ad un facile impiego, sistema che nella sua base, è rimasto immutato ancora oggi, seppur con numerose differenze. A lungo il buono fruttifero ha identificato un modo decisamente buono per accumulare denaro e mettere da parte un investimento.

Essendo sostanzialmente delle obbligazioni, risultava e risulta possibile anche al giorno d’oggi, ottenere una percentuale fissa in merito al capitae investito, nel corso del tempo, come un vero e proprio titolo di stato (infatti la gestione di questi strumenti è anche oggi riconosciuta come direttamente attraverso la Cassa depositi e prestiti).
I Buoni sono cambiati notevolmente a partire dal secondo dopoguerra, ma la struttura è andata via via perfezionandosi, ed oggi ne sono disponibili in varie tipologie. Rispetto al passato sono apparentemente meno convenienti anche perchè affiancati da altri metodi da investimento, però restano ancora oggi molto impiegati e dal buon successo.
Funzionamento del buono fruttifero
Il funzionamento è strutturalmente semplice, ed è per questo stato a lungo un successo: si può legare una quantità di denaro a nostra scelta ad un buono, questo andrà a sviluppare attraverso delle cedole “di ritorno” un interesse in percentuale, in base alla quantità di denaro. Attraverso alcuni limiti, il buono può essere comunque gestito e riscattato anche prima della scadenza.

Il buono ordinario “moderno” ha una durata di 20 anni, esistono però varie tipologie che nel corso del tempo hanno visto una vera e propria “famiglia” di buoni fruttiferi, da utilizzare anche in forma digitale, detta dematerializzata oltre che in forma fisica, attraverso il tradizionale libretto, da gestire in qualsiasi ufficio postale.
Diversi sono stati i casi di cittadini ma anche parenti che hanno trovato vecchi se non antichi buoni cartacei che sono stati effettivamente riconosciuti come ancora “validi” a distanza anche di oltre un secolo dalla loro emissione. In alcuni casi, come vedremo, le Poste Italiane hanno dovuto riconoscere un rimborso vero e proprio.
Come ottenere il rimborso
Ogni buono, anche quelli antichi erano concepiti per risultare forme di investimento, ma hanno sempre avuto un scadenza, oltre il periodo in questione il buono smette di generare un guadagno sotto forma di interesse, e circa 10 anni dopo questo periodo, il buono va in prescrizione. Elemento che lo “annulla” ma non sempre.

Se sono appartenenti a vecchie serie come quelle fino agli anni 60 con timbri specifici come ad esempio AF oppure AD, i buoni possono essere comunque fonte di guadagno, con la rivalutazione delle somme investite ai tempi (si parla anche dei primi del Novecento fino agli anni 50), calcolando anche l’interesse erariarle, che va ad accumularsi al valore finale.
Presentando quindi la documentazione originale della persona che lo ha avuto intestato così come anche possibilmente un parente stretto, è possibile in questi casi, dopo la prescrizione, ottenere un rimborso importante, calcolando le tasse e gli interessi accumulati, come è già avvenuto più volte, nel corso degli ultimi anni, nel nostro paese.
Riscatto
Un buono fruttifero emesso da 4 mila lire durante la seconda guerra mondiale ha visto un guadagno attraverso questo sistema di riconoscibilità ed applicazione degli interessi che ha portato la cifra finale ottenuta di poco superiore a 150 mila euro, quindi decisamente un tesoretto non indifferente. E’ essenziale presentare tutti i documenti possibili.

Questo perchè la decisione di riconoscere i vecchi titoli di stato come ancora rimborsabili sta alle Poste Italiane, e non sempre questo viene concesso. In alcuni casi tuttavia, anche con un supporto di un legale da parte dell’interessato, è possibile far valere i propri diritti se il buono in questione rientra tra quelli riconoscibili.
I buoni fruttiferi postali costituiscono quindi ancora oggi qualcosa di estremamente interessante ed utile, anche in questa particolare forma di riconoscibilità potenziale che porta i diversi elementi ad ottenere un rimborso con interessi più che moltiplicati (questo dipende anche dalla struttura del buono scelto in origine) rispetto al capitale investito in origine.