Colon più sano con questa vitamina: lo studio che tutti dovrebbero conoscere subito

Recenti studi suggeriscono che un adeguato apporto di vitamina D potrebbe contribuire al buon mantenimento della salute del colon in quanto influenza positivamente il microbiota intestinale e regola la risposta immunitaria. Le evidenze scientifiche attuali mettono in luce la correlazione tra vitamina D e la salute del colon, analizzandone i meccanismi coinvolti e il ruolo preventivo.

Microbiota intestinale e vitamina D

Il microbiota intestinale svolge un ruolo cruciale nel buon funzionamento dell’apparato gastrointestinale. Esso ne influenza infatti i meccanismi digestivi, intestinali, metabolici e immunitari. La vitamina D sembra influenzare la composizione del microbiota, favorendo la presenza dei batteri benefici a discapito di quelli patogeni e quindi nocivi nell’equilibrio intestinale.

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Di contro, la carenza di vitamina D è stata associata a disbiosi intestinale, una condizione caratterizzata da uno squilibrio nella composizione del microbiota che può predisporre a infezioni e malattie intestinali. Sembra che livelli insufficienti di vitamina D favoriscano il proliferare di batteri patogeni rispetto a quelli benefici, compromettendo la funzione barriera dell’intestino.

Quindi, l’integrazione di vitamina D potrebbe rappresentare una valida alternativa per riequilibrare la composizione del microbiota intestinale soprattutto nei soggetti predisposti ad avere bassi livelli di questa vitamina preziosa che giocherebbe a favore dei batteri ad azione positiva nella salute dell’intestino, rendendolo più reattivo e resistente ai batteri nocivi.

Il ruolo della vitamina D nella prevenzione

Numerose ricerche si sono concentrate sul ruolo della vitamina D nei confronti del cancro al colon. Alcuni studi apparsi sul Journal of the National Cancer, hanno suggerito che livelli adeguati di vitamina D nel sangue sono associati a un rischio ridotto di sviluppare cancro a livello intestinale, in particolare a quello del colon.

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La vitamina D eserciterebbe i suoi effetti positivi e protettivi attraverso meccanismi quali la regolazione della proliferazione cellulare, la morte delle cellule tumorali e la regolazione della risposta immunitaria a esse. Inoltre, la vitamina D influenzerebbe la risposta di un recettore che regola a sua volta l’espressione dei geni coinvolti nella differenziazione cellulare.

Tuttavia, non tutti gli studi sono concordi su questo effetto positivo della vitamina D sulla prevenzione e protezione del cancro al colon. Alcune ricerche non hanno riscontrato una correlazione così netta tra soggetti che assumevano supplementi di vitamina D e coloro che non lo facevano e che hanno sviluppato cancro al colon.

Le malattie infiammatorie intestinali

Le malattie infiammatorie intestinali, come il morbo di Crohn e la colite ulcerosa, sono condizioni croniche caratterizzate da una infiammazione del tratto gastrointestinale. La vitamina D è implicata nella modulazione della risposta immunitaria e nel buon funzionamento della barriera intestinale, suggerendo un ruolo positivo nella terapia delle malattie infiammatorie intestinali croniche.

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Studi clinici hanno messo in rilievo che un’adeguata integrazione di vitamina D può contribuire a ridurre tali patologie e a migliorare la qualità di vita dei pazienti con malattia infiammatoria intestinale. In particolare, dosi supplementari di vitamina D avrebbero effetti positivi nella riduzione dei loro sintomi e nella diminuzione della frequenza delle recidive.

Ancora una volta entrerebbe in scena il microbiota intestinale, perché tali studi hanno anche evidenziato come la vitamina D possa influenzare la sua composizione, favorendo la presenza di batteri benefici che andrebbero a ridurre lo stato infiammatorio. Tuttavia, è sempre necessario che l’integrazione di vitamina D sia decisa e monitorata da personale medico in base alle esigenze individuali.

Dove si trova la vitamina D

Tra gli alimenti naturalmente ricchi di vitamina D vi sono alcuni tipi di pesci come il salmone e lo sgombro, le aringhe e le sardine, nonché l’olio di fegato di merluzzo che rappresenta una delle fonti più ricche e concentrate di vitamina D in assoluto. Poi abbiamo il tuorlo d’uovo.

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Anche alcuni latticini sono una buona fonte di vitamina D, sebbene inferiore rispetto ai pesci che abbiamo citato. Tuttavia, la sintesi della vitamina D avviene principalmente per effetto dell’esposizione alla luce del sole, un processo naturale essenziale per soddisfare il fabbisogno di vitamina D dell’organismo. Basta un’esposizione di 15-30 minuti per 2-3 volte alla settimana.

Ma in alcuni casi è necessario fare ricorso all’assunzione di vitamina D tramite integratori, ad esempio per i soggetti anziani o per le persone che soffrono di condizioni che ne impediscono l’assorbimento. L’integrazione deve essere sempre prescritta ed evitare il fai da te poiché dosi eccessive di vitamina D possono comportare effetti collaterali anche gravi.

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